Si chiamava Mohamed Habassi, era disoccupato e cittadino della Tunisia. La squadra di assassini che lo ha torturato e ucciso con rara crudeltà era guidata da due parmensi “assolutamente rispettabili”, spalleggiati da quattro operai rumeni. E’ il rovesciamento esemplare di uno schema tanto abituale da sollecitare imperdonabili automatismi nei media: il criminale protagonista è quasi […]
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